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Susana Walton (1926–2010)

Autor/a de William Walton: Behind the Façade

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Che l’amore per la natura e la passione per i giardini abbiano una insostenibile leggerezza sembra ormai chiaro a tutti. Quanto più si diffondono proclami e si elaborano progetti dedicati alla difesa dell’ambiente e al rispetto della natura, tanto più questa stessa natura e questo tanto discusso ambiente sono sistematicamente ed implacabilmente danneggiati ed offesi.

Un pò come l’amore per gli animali: si riversa su di essi un amore trascendente che quasi sempre viene negato agli esseri umani. Questi vengono trattati come animali, gli animali come esseri umani. E’ inutile che io vi dica di più a proposito della tratta degli “emigranti” e degli animali “abbandonati”.

Ma questo è un discorso che non è pertinente a questo post che, come ho detto, vuole occuparsi della insostenibile leggerezza della passione per la natura. Una passione tanto forte da sfociare in quella patologia che in altre occasioni, su questo mio blog, ho chiamato “gardenmania”. Non è la prima volta che me ne occupo e temo che non sarà l’ultima.

Le occasioni sono tante, come tanti sono i tempi per le stagioni dei giardini in questo nostro Bel Paese che per definizione è stato denominato qualche tempo fa il “giardino d’’Europa”. E’ vero che di giardini su questa Terra se ne contano tantissimi e di bellissimi. Una ragione, comunque, ci sarà se da noi celebri viaggiatori e grandi pensatori hanno definito l'Italia come un giardino: da Dante Alighieri a Goethe a Stendhal fino a Carlo d'Inghilterra, per citarne solo alcuni, hanno usato questa espressione per definire il nostro paese con le sue bellezze artistiche e paesaggistiche.

Il nome di Carlo d’Inghilterra mi offre l’occasione per parlare di un vero giardino di cui il principe di Galles, futuro Re d’Inghilterra, è parte integrante. Un giardino speciale, che conferma l’assunto con il quale ho introdotto questo mio scritto quando ho detto che i giardini e la patologia che li accompagna, la gardenmania, hanno una “insostenibile leggerezza”. E’ la storia dei luoghi a far sentire “insostenibile” quella “leggerezza”, che poi non ha nulla di “leggero”, ma tutto di passione, storia, amore, lavoro, fatica, immaginazione, fantasia, poesia, sentimenti creativi questi che “pesano”, a volte anche in maniera insopportabile.

Come inquadrare in un corretto contesto, allora, quel magico giardino che, in un luogo già magico di per sè, che si chiama Ischia e che un tempo si chiamava misteriosamente “Pithecusa”? Il Giardino della Mortella è venuto a formarsi in questi luoghi “come una partitura musicale, in un’alternanza di adagi, presto, allegri, maestosi, sfruttando al massimo le suggestioni della cultura e della musica, l’articolazione naturale dei luoghi, le prospettive quasi visionarie degli scorci vedutistici, le pause di riflessione offerte dagli snodi e dalle anse del percorso”.

Ma la musica è soltanto una delle tante caratteristiche di questo giardino il cui nome ha origine nella natura. Il mirto, infatti, è una pianta che da queste parti cresce in abbondanza. La sua storia ha inizio negli anni cinquanta del secolo scorso per merito di una coppia. Come spesso accade, quasi sempre alle “radici” di un giardino cè un uomo ed una donna, come per continuare una storia umana che ebbe, appunto inizio, in un giardino, quello dell’Eden.

Il compositore inglese William Walton e la sua compagna argentina Susana Gil Passo acquistarono una cava chiamata appunto “La Mortella” dove questa pianta abbondava. A metà strada tra Lacco Ameno e Forio costruirono la loro casa e alimentarono il loro amore, seguendo le loro passioni lui con la musica, lei con la natura. La loro “casa” sarebbe diventata un immenso giardino botanico. Un celebre architetto paesaggista britannico, Russell Page, sarebbe stato colui che avrebbe trasformato “le mortelle” della lingua napoletana, nel mirto la pianta sacra ad Afrodite simbolo della bellezza e virginità.

Il Page progettista avrebbe adattato il “genius loci” al suo progetto, grazie alle suggestioni dei luoghi che la mitica Pithecusa gli metteva a disposizione. Egli riteneva soprattutto, che la sua creazione dovesse tenere conto dei destinatari. Un luogo appartato ed isolato per lui, sir William, musicista raffinato e per lei Susana una successione di stanze naturali all’aria aperta, spazio magico della natura per il godimento della meditazione e della compagnia. Page elaborò lo schema di base del giardino a valle, strutturandolo per terrazze verticali, integrandolo tra le pittoresche formazioni rocciose di origine vulcanica.

Ci vollero sette anni per realizzare i terrazzamenti, tagliare la roccia di tracheite vulcanica e adattarla al progetto che si realizzò in vari momenti. La Mortella oggi si distende su un’area di circa due ettari ed ospita una vastissima gamma di piante rare ed esotiche scelte anche in funzione dei colori. Page voleva, infatti, che anche i colori avessero una loro specifica funzione, evitando eccessi e mantenendo quel senso di serenità ed armonia che caratterizza il tutto.

Ma ogni anno “La Mortella” si arricchisce di nuovi esemplari naturali perchè un giardino è un atto di creazione continua e di rinnovamento, mai finito realmente. Non mi addentro in rischiose descrizioni, nè tantomeno elencare nomi di piante e fiori. Preferisco soltanto dire che il giardino è suddiviso in due grandi aree: il giardino a valle e il giardino in collina. Merita di essere menzionata però la “Victoria amazonica”, la ninfea più grande del mondo ospitata nella “Victoria House”.

Le sue foglie arrivano a misurare fino a due metri e mezzo di lunghezza e i fiori possono avere un diametro di 40 centimetri. Sono bianchi e profumati il primo giorno, mentre quello successivo mutano pigmentazione, diventando rossi e inoltre cambiano sesso, passando dal genere femminile e quello maschile. L’area della serra è tenuta ad un costante grado di umidità, il 95% come in una vera e propria serra tropicale.

Dal 1949, anno in cui la coppia si trasferì ad Ischia, al 1990, il giardino è stato privato. Dal 1991 è stato aperto al pubblico e circa 100 mila sono i visitatori ogni anno. Il Principe di Galles è presidente onorario del Trust e della Fondazione Walton. Nel 2004 venne premiato come il più bel parco d’Italia. Nel 1982 muore il musicista William Walton e Lady Walton comincia ad ideare la realizzazione del giardino in collina. Le sue ceneri sono custodite nella “William’s Rock”.

Nel 2002 il principe Carlo visita per la seconda volta il giardino in occasione della celebrazione del centenario della nascita del marito. Tra il 2004 e il 2006 viene costruito il teatro greco in collina per concerti di musica classica. Il 21 marzo si spegne all’età di 83 anni Lady Susana Walton. Le sue ceneri riposano nel giardino nei pressi del ninfeo, non lontano dalla “rock” di William. Il loro mito continua a testimoniare nella musica e nella natura l’insostenibile pesantezza della gardenmania.
… (més)
 
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AntonioGallo | Hi ha 1 ressenya més | Nov 2, 2017 |
Che l’amore per la natura e la passione per i giardini abbiano una insostenibile leggerezza sembra ormai chiaro a tutti. Quanto più si diffondono proclami e si elaborano progetti dedicati alla difesa dell’ambiente e al rispetto della natura, tanto più questa stessa natura e questo tanto discusso ambiente sono sistematicamente ed implacabilmente danneggiati ed offesi.

Un pò come l’amore per gli animali: si riversa su di essi un amore trascendente che quasi sempre viene negato agli esseri umani. Questi vengono trattati come animali, gli animali come esseri umani. E’ inutile che io vi dica di più a proposito della tratta degli “emigranti” e degli animali “abbandonati”.

Ma questo è un discorso che non è pertinente a questo post che, come ho detto, vuole occuparsi della insostenibile leggerezza della passione per la natura. Una passione tanto forte da sfociare in quella patologia che in altre occasioni, su questo mio blog, ho chiamato “gardenmania”. Non è la prima volta che me ne occupo e temo che non sarà l’ultima.

Le occasioni sono tante, come tanti sono i tempi per le stagioni dei giardini in questo nostro Bel Paese che per definizione è stato denominato qualche tempo fa il “giardino d’’Europa”. E’ vero che di giardini su questa Terra se ne contano tantissimi e di bellissimi. Una ragione, comunque, ci sarà se da noi celebri viaggiatori e grandi pensatori hanno definito l'Italia come un giardino: da Dante Alighieri a Goethe a Stendhal fino a Carlo d'Inghilterra, per citarne solo alcuni, hanno usato questa espressione per definire il nostro paese con le sue bellezze artistiche e paesaggistiche.

Il nome di Carlo d’Inghilterra mi offre l’occasione per parlare di un vero giardino di cui il principe di Galles, futuro Re d’Inghilterra, è parte integrante. Un giardino speciale, che conferma l’assunto con il quale ho introdotto questo mio scritto quando ho detto che i giardini e la patologia che li accompagna, la gardenmania, hanno una “insostenibile leggerezza”. E’ la storia dei luoghi a far sentire “insostenibile” quella “leggerezza”, che poi non ha nulla di “leggero”, ma tutto di passione, storia, amore, lavoro, fatica, immaginazione, fantasia, poesia, sentimenti creativi questi che “pesano”, a volte anche in maniera insopportabile.

Come inquadrare in un corretto contesto, allora, quel magico giardino che, in un luogo già magico di per sè, che si chiama Ischia e che un tempo si chiamava misteriosamente “Pithecusa”? Il Giardino della Mortella è venuto a formarsi in questi luoghi “come una partitura musicale, in un’alternanza di adagi, presto, allegri, maestosi, sfruttando al massimo le suggestioni della cultura e della musica, l’articolazione naturale dei luoghi, le prospettive quasi visionarie degli scorci vedutistici, le pause di riflessione offerte dagli snodi e dalle anse del percorso”.

Ma la musica è soltanto una delle tante caratteristiche di questo giardino il cui nome ha origine nella natura. Il mirto, infatti, è una pianta che da queste parti cresce in abbondanza. La sua storia ha inizio negli anni cinquanta del secolo scorso per merito di una coppia. Come spesso accade, quasi sempre alle “radici” di un giardino cè un uomo ed una donna, come per continuare una storia umana che ebbe, appunto inizio, in un giardino, quello dell’Eden.

Il compositore inglese William Walton e la sua compagna argentina Susana Gil Passo acquistarono una cava chiamata appunto “La Mortella” dove questa pianta abbondava. A metà strada tra Lacco Ameno e Forio costruirono la loro casa e alimentarono il loro amore, seguendo le loro passioni lui con la musica, lei con la natura. La loro “casa” sarebbe diventata un immenso giardino botanico. Un celebre architetto paesaggista britannico, Russell Page, sarebbe stato colui che avrebbe trasformato “le mortelle” della lingua napoletana, nel mirto la pianta sacra ad Afrodite simbolo della bellezza e virginità.

Il Page progettista avrebbe adattato il “genius loci” al suo progetto, grazie alle suggestioni dei luoghi che la mitica Pithecusa gli metteva a disposizione. Egli riteneva soprattutto, che la sua creazione dovesse tenere conto dei destinatari. Un luogo appartato ed isolato per lui, sir William, musicista raffinato e per lei Susana una successione di stanze naturali all’aria aperta, spazio magico della natura per il godimento della meditazione e della compagnia. Page elaborò lo schema di base del giardino a valle, strutturandolo per terrazze verticali, integrandolo tra le pittoresche formazioni rocciose di origine vulcanica.

Ci vollero sette anni per realizzare i terrazzamenti, tagliare la roccia di tracheite vulcanica e adattarla al progetto che si realizzò in vari momenti. La Mortella oggi si distende su un’area di circa due ettari ed ospita una vastissima gamma di piante rare ed esotiche scelte anche in funzione dei colori. Page voleva, infatti, che anche i colori avessero una loro specifica funzione, evitando eccessi e mantenendo quel senso di serenità ed armonia che caratterizza il tutto.

Ma ogni anno “La Mortella” si arricchisce di nuovi esemplari naturali perchè un giardino è un atto di creazione continua e di rinnovamento, mai finito realmente. Non mi addentro in rischiose descrizioni, nè tantomeno elencare nomi di piante e fiori. Preferisco soltanto dire che il giardino è suddiviso in due grandi aree: il giardino a valle e il giardino in collina. Merita di essere menzionata però la “Victoria amazonica”, la ninfea più grande del mondo ospitata nella “Victoria House”.

Le sue foglie arrivano a misurare fino a due metri e mezzo di lunghezza e i fiori possono avere un diametro di 40 centimetri. Sono bianchi e profumati il primo giorno, mentre quello successivo mutano pigmentazione, diventando rossi e inoltre cambiano sesso, passando dal genere femminile e quello maschile. L’area della serra è tenuta ad un costante grado di umidità, il 95% come in una vera e propria serra tropicale.

Dal 1949, anno in cui la coppia si trasferì ad Ischia, al 1990, il giardino è stato privato. Dal 1991 è stato aperto al pubblico e circa 100 mila sono i visitatori ogni anno. Il Principe di Galles è presidente onorario del Trust e della Fondazione Walton. Nel 2004 venne premiato come il più bel parco d’Italia. Nel 1982 muore il musicista William Walton e Lady Walton comincia ad ideare la realizzazione del giardino in collina. Le sue ceneri sono custodite nella “William’s Rock”.

Nel 2002 il principe Carlo visita per la seconda volta il giardino in occasione della celebrazione del centenario della nascita del marito. Tra il 2004 e il 2006 viene costruito il teatro greco in collina per concerti di musica classica. Il 21 marzo si spegne all’età di 83 anni Lady Susana Walton. Le sue ceneri riposano nel giardino nei pressi del ninfeo, non lontano dalla “rock” di William. Il loro mito continua a testimoniare nella musica e nella natura l’insostenibile pesantezza della gardenmania.
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AntonioGallo | Hi ha 1 ressenya més | Nov 2, 2017 |

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