

S'està carregant… VANITY FAIR, Volumes 1 and 2 (Harvard Classics, Shelf of Fiction, Volumes… (1877 original; edició 1917)de William Makepeace Thackeray (Autor)
Informació de l'obraLa fira de les vanitats de William Makepeace Thackeray (1877)
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"El director de la Función se halla sentado en el escenario, delante del telón corrido y contempla desde allí la Feria..." Amelia è buona, dolce, ingenua senza particolari aspirazioni se non fare la vita che si aspettava, tra casa e figli. Forse è un po' noiosa, tanto che l'autore, quando parla di lei, deve sempre scrivere anche di qualcos'altro: l'amore tragico femminile, la sua amica Mrs Smith, il tempo. Eppure non si merita di essere un oggetto, presa in giro dalle persone che ama, le sue qualità calpestate perché "agli uomini piacciono pepate, ma qualcuno te le dovrà stirare, le mutande". Rebecca è la sua controparte e la protagonista indiscussa del romanzo, anche se non "l'eroina". Tanto che quando l'autore, purtroppo prolisso e tendente alla digressione, parla delle sue avventure, il romanzo scorre liscio, senza fronzoli. Non ne ha bisogno. Rebecca è l'avventuriera moderna, quella che oggi non avrebbe nessun problema a portarsi a letto il capo per diventare vice-presidente della compagnia, quella che odiamo tutti, ma bisogna anche ammettere che ne ha tanto, di pelo sullo stomaco! Amelia, data in pasto a questa virago con l'aspetto di una pecorella, non sembra avere nessuna possibilità di uscirne intera... ma è davvero così scontato, che le sue debbano essere avversarie? Rebecca alla fine, le ha davvero del male, o forse l'ha a suo modo salvata? PS. Però davvero William, va bene la satira, va bene che guadagnavi sul numero di parole, ma della tua amica Mrs Smith non ci interessa niente! Il Club del Libro Libro del mese di Agosto 2015 Libro del mese successivo [b:Ogni giorno|17858336|Ogni giorno|David Levithan|https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1367178314l/17858336._SY75_.jpg|18464379] Here's what I wrote after reading in 1985: "A slightly satirical look at life, yet underneath it all a heart-warmed love story. A study, set in London in the early 19th century, of the roles we play while on the stage of life. Becky Sharp definitely the character to be remembered - 'Quite the artful little minx'." Interesting, I still instantly recall Becky Sharp's name all these year's later and that satire and strong look at human shortcomings was the point (Vanity) Thackeray really does go on at times. And while it serves to set the tone of what was, in its time a groundbreaking novel, the needless verbosity becomes very, very tiresome. Pertany a aquestes col·leccions editorialsAirmont Classics (CL138) Amstelboeken (100-101-102) La biblioteca di Repubblica (Ottocento, 40) — 32 més Dean's Classics (20) Everyman's Library (298) I grandi scrittori stranieri Utet (138-139) Leisure Hour Library (107) Limited Editions Club (S:2.10) Penguin Clothbound Classics (2013) Penguin English Library, 2012 series (2012-07) The Pocket Library (PL-750) Signet Classics (CQ134) World's Greatest Literature (Volume 2) Zephyr Books (38, 39) Contingut aThe Count of Monte Cristo; The Canterbury Tales(3); Vanity Fair (The 100 Greatest Books Ever Written) de Alexandre Dumas 90 Masterpieces You Must Read (Vol.1): Novels, Poetry, Plays, Short Stories, Essays, Psychology & Philosophy de Various The World's Greatest Books Set de Arthur Mee (indirecte) ContéRefet aTé l'adaptacióAbreujat aTé un comentari al textTé una guia d'estudi per a estudiants
A classic, set during the Napoleonic wars, giving a satiricl picture of a worldly society and revolving around the exploits of two women from very different backgrounds. No s'han trobat descripcions de biblioteca. |
Cobertes populars
![]() GèneresClassificació Decimal de Dewey (DDC)823.8 — Literature English {except North American} English fiction Victorian period 1837-1900LCC (Clas. Bibl. Congrés EUA)ValoracióMitjana:![]()
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Quanto mi sono divertita a leggere La fiera delle vanità! È stato proprio un ottimo libro per entrare nel mood delle letture da calura estiva che, per quanto mi riguarda, comprende romanzi poco impegnativi perché il mio cervello va in pappa oltre una certa temperatura afosa. Quindi ben vengano queste ottocento e passa pagine di vanità umana, che sarà anche effimera e tutta apparenza, ma quanto tempo ci perdiamo, magari nascondendoci dietro questioni di principio e morale.
Se, infatti, la società nella quale viviamo non è quella inglese dell’Ottocento, la vanità che Thackeray mette in scena è ben lungi dall’essere un ricordo del passato. Anzi, oggi invece di averla confinata nei salotti e nei luoghi dabbene, ce la ritroviamo sempre davanti grazie – si fa per dire – ai social. E allora ecco le persone vanesie che si sono ambientate perfettamente, quelle arriviste che si sono adattate, quelle goffe che suscitano risa e compatimento, quelle virtuose che vengono ignorate… È ancora la stessa fiera: difficile non subire il fascino del romanzo di Thackeray.
Mi risulta evidente come a Dickens potesse rodere il culo davanti al successo de La fiera delle vanità: l’attrattività di una storia piena di personaggi tridimensionali e realistici non può che essere maggiore rispetto a una con personaggi che mirano a essere dei modelli. Niente da eccepire sul talento di Dickens – ci mancherebbe! – ma la soddisfazione che deriva dal leggere un romanzo che non ha paura di affrontare le ipocrisie della società è impareggiabile.
Né Rebecca né Amelia, le protagoniste del romanzo, possono essere annoverate tra i perfetti modelli di donna cattiva e donna buona. Sono due donne con caratteri, background e obiettvi molto diversi e non sono né buone, né cattive, ma persone che ogni tanto si comportano bene e a volte si comportano male (okay, Rebecca tende più a comportarsi male, ma non può comunque essere definita una persona cattiva tout court).
Il fascino de La fiera delle vanità è tutto qui: pare poco, ma chi vuole leggere di donne di alta levatura morale quando può leggere la storia di quella bricconcella di Rebecca Sharp che si inventa storie strappalacrime e alla fine l’ha sempre vinta? (