

S'està carregant… Finnegans Wake (1939)de James Joyce
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a word of encouragement to the readers of finnegans wake: stay awake for the sunrise. it's worth it. ( ![]() > FINNEGANS WAKE de James Joyce (Ed. Gallimard) Se reporter à l’article de Nouvelles Clés [Romans Clés] In: (1992). Nouvelles Clés, (24), (Juillet-Août 1992), pp. 42-47… ; (en ligne), URL : https://drive.google.com/file/d/1t2odJYUbyFJ9kW_FK5EKYBa0EQFSVo6V/view?usp=shari... LE ROMAN ILLISIBLE ! — "Cette nuit, avec vous, on va aller très-très-très loin dans nos cerveau et dans nos villes. Cette nuit… un ticket… pour partir…", lançait à l'antenne Jean-Yves Lafesse, l'animateur génial de Carbone-14. Philippe Lavergne a choisi ces phrases en dédicace à sa traduction française de la veillée de Finnegans paradoxalement intraduisible puis-qu'écrit en une langue inconnue qu'en chimiste du verbe, Joyce a synthétisé à partir de-vingt cinq des nôtres. Vers-l'en compris. "Three quarks for Mister Mark", écrit-il. Son mot "quarks", composé du "quack" du canard et de "bark", l'aboiement du chien a été universellement choisi par les physiciens pour désigner la plus petite particule de matière possible. Pourquoi ? A vous de le découvrir, dans la banlieue de Dublin, grâce à ces mots qui fusent tels des photons dans les délires d'un soir au fond du pub de sir Earwicker. Un livre, qu'il faut, à défaut de lire, avoir tenu au moins une fois dans les mains. --Thomas JOHNSON. Update: So, I just asked a GR celebrity if Finnegans Wake is a good book and he said that's a question that can't be answered. My family's antiquarian book business is closing down in a few days. I notice that we have a lovely copy of this Joyce book, first edition, dust-jacket in great condition, which was a fair price at $5000AUD and is now $2500AUD - which as far as I can tell is a steal. But nobody wants it. Which prompted the question....is it a good book? Not good enough is all I can say. At this rate I'm going to end up having to read it. :( -------------------------------------- From much earlier.... Note that I have a 'better written than Harry Potter shelf'. Praise the lord for Michael Chabon. Note only don't I have to read Joyce, I don't even have to not read him and review him. http://www.nybooks.com/articles/archives/2012/jul/12/what-make-finnegans-wake/ Update: So, I just asked a GR celebrity if Finnegans Wake is a good book and he said that's a question that can't be answered. My family's antiquarian book business is closing down in a few days. I notice that we have a lovely copy of this Joyce book, first edition, dust-jacket in great condition, which was a fair price at $5000AUD and is now $2500AUD - which as far as I can tell is a steal. But nobody wants it. Which prompted the question....is it a good book? Not good enough is all I can say. At this rate I'm going to end up having to read it. :( -------------------------------------- From much earlier.... Note that I have a 'better written than Harry Potter shelf'. Praise the lord for Michael Chabon. Note only don't I have to read Joyce, I don't even have to not read him and review him. http://www.nybooks.com/articles/archives/2012/jul/12/what-make-finnegans-wake/ This has got to be the best, most fantastic, wonderful book ever written to have absolutely freaking defeated me. Not only is the wordplay and freakishly brilliant alliteration such that I want to roll around in it like a dog in autumn leaves, but the language is also so dense and impenetrable I can BARELY get a sense of what the F*** is going on. Is it brilliant? Yeah, I can see that much. I can also so see that it was specifically written to break modern literature scholars from their dependence on LSD and Heroin. Both used at the same time. And this is the "lite" version of the drug which is much more insidious because it is even MORE addictive and it happens to kill you in about thirty days after reading. It's a socially-transmitted Irish cancer. It's also a mudkiss written by a psychotic who throws readers into the abyss without a parachute. It was written by the Joker. You know, the one that just wanted to watch the world burn. It's murdercock English. It's being peed on by pearlypets. It's joking around like a hearse on fire. It's a nappywink. Honestly, I would NOT have DNF'd this at the midpoint if it wasn't so freaking dense. Or if I were completely drunk in a room full of other Irish foks shouting out random lines from this monstrosity. Or if I joined a cult, bringing this book with me to counteract the crazy by a more potent kind of crazy. But I did none of these things. I was DEFEATED. But I do it gracefully. I admit I was beaten by this madman.
E' formidabile! Ma chi lo legge? Esce negli Oscar l'opera più ardua di Joyce: un'impresa insormontabile sviscerarlo e tradurlo, esempio massimo di capolavori tanto citati quanto sconosciuti Esistono grandi libri illeggibili, e grandi libri non molto letti. Una sera da Rosati, nella via Veneto di Flaiano, primi Anni Cinquanta, due giovani giornalisti, uno calabrese uno toscano, fingevano di conoscere La recherche, e di averla trovata noiosa. «Si ripete...» dicevano. A un tavolo vicino il critico teatrale Sandro De Feo, un proustiano doc, drizzò le orecchie. «Non sapete di cosa state parlando» si inserì. E cominciò a fare loro domande. «Vediamo un po’, come si chiama la duchessa de Guermantes?», «Chi è la zia del baron de Charlus?». I due farfugliarono, si impappinarono. Alla fine il toscano, che era il più sincero, confessò: «O Sandro... ’un s’ebbe tempo!» Be’, non tutti hanno letto Proust, ma oggi non esiste lettore acculturato che non abbia perlomeno gli strumenti onde fingere convincentemente di averlo fatto. Lo stesso si può dire per il più famoso libro di James Joyce, altro pilastro del rinnovo del romanzo nel Novecento. Quando Ulisse uscì con enorme risonanza fu anche un successo di scandalo, e la sua pubblicazione negli Stati Uniti (se è per questo, anche nell’Irlanda patria dell’autore) fu severamente proibita. Molti intellettuali protestarono, e in prima fila si distinse il giovane ma già celebre Hemingway, che ne importò personalmente di contrabbando e diffuse molte copie. Peccato che la sua, ritrovata dopo la morte, fosse rimasta intonsa tranne le prime poche pagine. Anche Ulisse può essere una lettura ardua, e forse la maggior parte degli acquirenti del romanzo si arrende durante il percorso, salvo saltare al fatidico finale col monologo di Molly Bloom. Diverso il discorso per Finnegans Wake, alla stesura del quale Joyce dedicò sedici anni, dichiarando che sarebbe stata l’ultima impresa della sua vita artistica. Rispetto ai pur ardui libri appena citati - Ulisse per la tortuosità, la Recherche per la mole - Finnegans Wake presenta l’ostacolo ulteriore e pressoché insormontabile della lingua in cui fu scritto, lingua che pur partendo dall’inglese, sia pure con accento irlandese, è poi un impasto di neologismi inventati da Joyce attingendo sia alla sua insaziabilità di autodidatta, sia al suo talento di poliglotta. Joyce sapeva infatti moltissime lingue. Prima dei vent’anni, per esempio, si era studiato da solo il norvegese allo scopo di comprendere meglio Ibsen, e in quella lingua aveva scritto una lettera ammirata al grande drammaturgo, il quale gli aveva risposto scambiandolo per un vecchio accademico. Nella Trieste asburgica si era trovato a contatto con un crogiolo di etnie dal quale aveva appreso una moltitudine di idiomi. Ora, esistono in letteratura libri scritti in lingue segrete, o addirittura inventate. Al tempo in cui nell’Iran regnava lo scià e si promuovevano festival internazionali, il poeta Ted Hughes scrisse per Peter Brook un testo intitolato Orghast da rappresentare sulle rovine di Persepoli, appunto in una lingua fatta solo di sonorità; il pubblico doveva capire l’azione come quando si va a teatro all’estero, riconoscendo i significati dalla musicalità dei fonemi. Non veniva fornita, né esisteva, una spiegazione. Anche nella sua operazione matta e disperatissima Joyce vuole che il lettore capisca; ma a costo di risalire all’origine di tutte le sue invenzioni, parola per parola. Il primo a corredare di chiose puntuali anche se non esaurienti quello che veniva scrivendo, fu proprio lui. Dante - mettiamo - espone il suo sistema - la sua cultura, la sua cosmologia, la sua religione - per così dire, li porge. Va verso il lettore. Joyce fa il contrario. Il lettore deve andare da lui, e sviscerare quanto lui gli fa solo balenare. Intendiamoci, la sua creazione non si esaurisce nella lingua. Nell’introduzione al primo volume della traduzione di Luigi Schenoni, uscito nell’ormai lontano 1982, Giorgio Melchiori sintetizzò mirabilmente le pazienti esplorazioni di molti esegeti, mostrando la complicata eppur limpida simmetria che organizza gli innumerevoli episodi della vicenda (questa di per sé sarebbe semplice, la notte e i sogni del protagonista H.C.Earwicker), con un fittissimo tessuto di simboli e allusioni e richiami. Pesante come svago, poco utile come oggetto di studio (quale allievo è in grado di leggerlo, quale docente di spiegarlo adeguatamente?), Finnegans Wake ha tuttavia sempre trovato appassionati che non si sono stancati di interrogarlo. Tra questi in Italia spicca Luigi Schenoni, venuto purtroppo a mancare senza terminare l’eroica fatica di tradurlo, oggi giunta a un quarto volume. Ma non di tradurlo in una lingua «normale», così da consentire di leggerlo come con una versione interlineare. Schenoni ha voluto riprodurre per il lettore italiano l’effetto che Finnegans Wake produce sul lettore anglofono. Lì l’inglese, come si diceva sopra, è la base, ma ci sono richiami ad altre lingue (ne sono state individuate 47), più innumerevoli parole composte, come la sempre citata «meanderthale», dove convivono i significati di meandro più «tale», storia - storia-labirinto - ma anche di Neandertal, con richiamo alle origini della lingua stessa. Schenoni dunque reinventa, sulla traccia dell’originale, arrivando a frasi come «Halloggio di chiamata è tutto il loro evenpane, sebbene la sua cartomanza abbia un’hallucinazione come un’erezione di notte...», che poi spiega in un corpo di note lungo il triplo del testo stesso. Come Joyce, non pensa tanto al fruitore, quanto a cimentarsi con la propria ossessione. Joyce ha eretto un monumento all’impossibilità di procedere oltre nella strada del romanzo, costruendo un romanzo totale e definitivo, in cui tutto lo scibile e la stessa favella sono rielaborati come in una nuova Babele di unione anziché di disgregazione. Condividendo la sua orgogliosa solitudine, Schenoni la fa sentire meno arrogante e più umana. Contingut aTé una guia de referència/complementTé un estudiTé un comentari al text
James Joyce takes the cyclical pattern of fall and resurrection as his theme in this, one of the seminal works of the 20th century. No s'han trobat descripcions de biblioteca. |
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