XIII è un classico del fumetto proposto, non a caso, da due grandissimi autori di livello internazionale; Jean Van Hamme è l’autore dei maestri dell’orzo, tanto per intenderci, e William Vance ha disegnato diversi volumi di Marshall Blueberry di Giraurd, per intenderci. La storia è appassionante, un uomo che ha perso la memoria viene tratto in salvo da una coppia di anziani. Ma dietro quell’amnesia ci sta un progetto di colpo di Stato che parte da lontano, dall’assassinio di un Presidente della Repubblica degli Stati Uniti d’America. La densità dei colpi di scena obbliga il lettore a una lettura estremamente accorta, spesso ci si perde e spesso si deve tornare indietro alla pagina o al capitolo precedente, ma alla fine si stratta di un grande romanzo a fumetti, frutto del lavoro di due maestri del fumetto belga che ha proprio nella forza della narrazione l’elemento di differenziazione. Il disegno aiuta, comunque, nella sua linearità a districarsi in una storia degna del miglior Ken Follett.

Recensione del 1 ottobre 2007
Bello, bello, bello. Ho iniziato queste recensioni troppo tardi per descrivere i fumetti di quest’edizione; Straordinaria storia di Van Hamme. Un bellissimo viaggio nell’Europa del ‘900. Ma posso dedicare spazio a questo XIII. La storia si interconnette a quella della democrazia statunitense, le cui fondamenta vengono, alla fine, esaltate. Nessuna fragilità. La storia si divide in due parti, con un solido filo conduttore Nella prima parte la vicenda di un uomo che ha perso la memoria. Prevalgono le visioni intimistiche; nella seconda un thriller serrato in cui il protagonista prende le parti che viene attribuita al complotto. Ricorda un po', probabilmente andrebbe riletto insieme, il complotto contro l’America di Philip Roth. Un libro da cassetto di fantapolitica. Politicamente corretto. Ma questo fumetto è precedente. Ed è superiore per ritmo, per sostanza, per vivacità. Belli gli Stati Uniti visti e raccontati dall’altra parte dell’Oceano. Come da De Tocqueville. ( )