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S'està carregant… Sobre la llibertat (1859)de John Stuart Mill
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» 15 més No hi ha cap discussió a Converses sobre aquesta obra. 100 MIL 1 Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog ---> La siepe di more Se non avete mai letto questo libriccino, vi prego con tutta me stessa di farlo. So che magari siete più interessati ai romanzi e forse la sola idea di leggervi un saggio (e pure di filosofia e politica!) vi fa ribrezzo, ma La Libertà di John Stuart Mill dovrebbe essere letto da tutti coloro che hanno la fortuna di vivere in uno stato democratico – e non solo. Credo che, in un mondo dove sempre più persone cercando di far prevalere il loro punto di vista in maniera violenta, sia più che mai importante ricordarsi di non essere i detentori della verità assoluta – nemmeno se un dio superiore vi ha dettato le migliori regole possibili. So che è terribile, destabilizzante e pauroso, ma è estremamente improbabile che una verità assoluta esista: in ogni caso, ostinarsi a imporre il proprio punto di vista agli altri non è il modo corretto per cercarla. Con implacabile ragionevolezza, Mill ci ricorda che qualunque principio, idea o affini è frutto di un processo di dibattiti, nuove filosofie e aggiustamenti delle vecchie, di errori – anche terribili – e successi. In sostanza, anche i principi più inderogabili, più universali sono contingenti: sto pensando al diritto di ogni uomo a nascere libero ed eguale in dignità e diritti (cit. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), per esempio. Questo, contrariamente a quanto si vocifera, non toglie forza al principio, anzi. Sapere esattamente come si è arrivati a stabilire un certo principio è il modo migliore per mantenerlo forte e in salute. Pretendere, invece, che i principi siano venuti dall'alto li mette in grave pericolo: si finisce per dimenticare perché li si segue e per infrangerli senza difficoltà. Oltretutto, a pensare che i principi siano immutabili nel tempo, si rischia di perdersi buone idee per migliorarli e renderli ancora più validi, forti e inclusivi. Infatti, che senso ha avere dei principi (o idee) che fanno del male ad alcune categorie di persone, escludendole dal godere di certi diritti? Oppure, che senso ha ostinarsi a portare avanti principi (o idee) resi obsoleti da nuove scoperte? Ricordate la teoria geocentrica, scalzata da quella eliocentrica? Quanto è stato stupido sostenere che quella frasetta nella Bibbia avesse ragione sull'evidenza scientifica? Ma quanto è stato destabilizzante scoprire che la Terra non era al centro dell'Universo? Le novità, soprattutto quelle che hanno il cattivo gusto di scombussolarci la vita, ci spaventano e, quando siamo spaventati, ci nascondiamo. Fisicamente o mentalmente, non fa molta differenza. Le paure, però, nei limiti del possibile, vanno affrontate a viso aperto o a mente aperta. Anch'io ho le mie idee preconcette e stupide. Ma cerco di tenere la mente aperta il più possibile, di leggere e ascoltare anche idee lontane anni luce dalle mie, di combattere i miei sciocchi pregiudizi. È difficile – a volte è maledettamente difficile – però è uno sforzo necessario alla convivenza civile tra persone diverse. Vogliamo davvero continuare a urlarci contro, pensando che chi la dura la vince, come i bambini dell'asilo? Per favore... "There are many who consider as an injury to themselves any conduct which they have a distaste for, and resent it as an outrage to their feelings; as a religious bigot, when charged with disregarding the religious feelings of others, has been known to retort that they disregard his feelings, by persisting in their abominable worship or creed. But there is no parity between the feeling of a person for his own opinion, and the feeling of another who is offended at his holding it; no more than between the desire of a thief to take a purse, and the desire of the right owner to keep it." ......................................................................................................... On Liberty is the most recommended book at https://fivebooks.com/. I usually have a difficult time reading books much over 100 years old, this was no exception. (first published in 1859) But I made my way through it; fortunately it’s pretty short. The accompanying essays were valuable. - I especially like Jeremy Waldron’s. Sense ressenyes | afegeix-hi una ressenya
Pertany a aquestes col·leccions editorials — 19 més Pelican Classics (AC28) Penguin Great Ideas (86) Project Gutenberg EBook (34901) Quadrivium (6) Reclams Universal-Bibliothek (3491) The World's Classics (180) Contingut aAutobiography; Essay on liberty; Characteristics; Inaugural Address; Essay on Scott de Charles William Eliot The Harvard Classics 50 Volume Set de Charles William Eliot (indirecte) Harvard Classics Complete Set w/ Lectures and Guide [52 Volumes] de Charles William Eliot (indirecte) Harvard Classics Five Foot Shelf of Books & Shelf of Fiction 71 Volumes including Lecture Series de Charles William Eliot (indirecte) J. S. Mill: 'On Liberty' and Other Writings (Cambridge Texts in the History of Political Thought) de John Stuart Mill Utilitarianism ; On liberty ; Considerations on representative government ; Remarks on Bentham's philosophy de John Stuart Mill Abreujat aTé un comentari al textNotable Lists
Philosophy.
Politics.
Nonfiction.
HTML: At the time it was published in 1859, John Stuart Mill's On Liberty was a radical and controversial work; it argued for the right of individuals to possess freedom from the state in moral and economic matters. Mill declares that "Over himself, over his own body and mind, the individual is sovereign", contrasting this with the "tyranny of the majority." He states that an individual can do anything they like as long as it doesn't harm another - the well-known "harm principle". On Liberty had a huge impact and has remained a relevant philosophical and political text today. .No s'han trobat descripcions de biblioteca. |
Cobertes populars
![]() GèneresClassificació Decimal de Dewey (DDC)323.44Social sciences Political Science Civil and political rights The state and the individual LibertyLCC (Clas. Bibl. Congrés EUA)ValoracióMitjana:![]()
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Credo che, in un mondo dove sempre più persone cercando di far prevalere il loro punto di vista in maniera violenta, sia più che mai importante ricordarsi di non essere i detentori della verità assoluta – nemmeno se un dio superiore vi ha dettato le migliori regole possibili.
So che è terribile, destabilizzante e pauroso, ma è estremamente improbabile che una verità assoluta esista: in ogni caso, ostinarsi a imporre il proprio punto di vista agli altri non è il modo corretto per cercarla. Con implacabile ragionevolezza, Mill ci ricorda che qualunque principio, idea o affini è frutto di un processo di dibattiti, nuove filosofie e aggiustamenti delle vecchie, di errori – anche terribili – e successi. In sostanza, anche i principi più inderogabili, più universali sono contingenti: sto pensando al diritto di ogni uomo a nascere libero ed eguale in dignità e diritti (cit. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), per esempio.
Questo, contrariamente a quanto si vocifera, non toglie forza al principio, anzi. Sapere esattamente come si è arrivati a stabilire un certo principio è il modo migliore per mantenerlo forte e in salute. Pretendere, invece, che i principi siano venuti dall'alto li mette in grave pericolo: si finisce per dimenticare perché li si segue e per infrangerli senza difficoltà.
Oltretutto, a pensare che i principi siano immutabili nel tempo, si rischia di perdersi buone idee per migliorarli e renderli ancora più validi, forti e inclusivi. Infatti, che senso ha avere dei principi (o idee) che fanno del male ad alcune categorie di persone, escludendole dal godere di certi diritti? Oppure, che senso ha ostinarsi a portare avanti principi (o idee) resi obsoleti da nuove scoperte? Ricordate la teoria geocentrica, scalzata da quella eliocentrica? Quanto è stato stupido sostenere che quella frasetta nella Bibbia avesse ragione sull'evidenza scientifica? Ma quanto è stato destabilizzante scoprire che la Terra non era al centro dell'Universo?
Le novità, soprattutto quelle che hanno il cattivo gusto di scombussolarci la vita, ci spaventano e, quando siamo spaventati, ci nascondiamo. Fisicamente o mentalmente, non fa molta differenza. Le paure, però, nei limiti del possibile, vanno affrontate a viso aperto o a mente aperta.
Anch'io ho le mie idee preconcette e stupide. Ma cerco di tenere la mente aperta il più possibile, di leggere e ascoltare anche idee lontane anni luce dalle mie, di combattere i miei sciocchi pregiudizi. È difficile – a volte è maledettamente difficile – però è uno sforzo necessario alla convivenza civile tra persone diverse. Vogliamo davvero continuare a urlarci contro, pensando che chi la dura la vince, come i bambini dell'asilo? Per favore... (