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Informació de l'obraL'Evangeli segons Jesucrist de José Saramago (1991)
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Apunta't a LibraryThing per saber si aquest llibre et pot agradar. No hi ha cap discussió a Converses sobre aquesta obra. Bien escrito, pero qué rollo. Se nota que solo interesa a los que no tienen ni idea de exégesis o de religión ( ) A wry and sarcastic retelling of Jesus' life with a lot of fourth wall breaking asides, the most shocking part of which is how sophomoric and shallow the commentary is. This reads for all the world like a result of internet atheism in the 00's. Compare it as literature to something like The Last Temptation of Christ (something that also caused a far bigger outrage and was more of a challenge in the 50s) and it's night and day - and yet this one won a nobel prize. An interesting historic novel based on the New Testament gospels, focusing much on the living day to day practicalities of Jewish families living under Jewish Law and Roman Rule, with an emphasis on how the various characters felt (for example, Mary and Joseph's guilt after saving their own son, but not helping the other children after hearing of Herod's decree). Slight twists in the plot make this a work of fiction, although much of it could have been possible (Joseph the carpenter crucified, Mary Magdalene became Jesus' wife, and Jesus' many younger brothers and sisters looked after his mother Mary when he left home). The encounter ("forty days in the desert") between Jesus and the Devil was altered to make a particularly interesting chapter, with whole conversations between God, the Devil and Jesus. Diciamo subito che Saramago, all'anagrafe di Alentejo come Joseè se Sousa, non smentisce in questo libro le “dicerie” che lo dipingono come un personaggio anarchico, irriverente, ma soprattutto paladino di ciò che è ingiusto socialmente. In questo suo Vangelo da rogo inquisitore (e sarebbe anche da capire cos'è che brucia, se chi contesta e chi è contestato in questo libro) le ingiustizie si sprecano davvero. Ma guai a parlarne ad alta voce, perché altrimenti, come è accaduto a questo titolo, il rischio è di apparire eretico, quasi blasfemo, al punto da ottenere una censura da parte del clero cattolico di mezza Europa. Un viaggio mistico dunque, tra le righe dei vangeli apocrifi e sinottici, quasi a sconfessare quell'unica verità sancita a Nicea nel Concilio che definiva cosa è buono e cosa è cattivo. Un viaggio che inizia come una passeggiata tra i paesaggi della martoriata, contesa e dilaniata Palestina. Due passi che, nelle prime righe, corrono a ricalco della storia di un Gesù da catechismo scolastico, sino ad arrivare ad un dosso in cui anche il viaggiatore più attento inciampa, col rischio di cadere. Di rotolare sino ai piedi di una croce dove babbo Giuseppe, per sbaglio, per ingenuità o fede mal riposta, finisce i sui giorni inchiodato tra le assi. Ed è proprio qui che inizia la vera storia, quando chi legge si pone la domanda mai offerta dalle scritture. Ma come è morto e quando il buon Giuseppe? Da questo punto è tutta una curva, che ti devi sporgere per capire cosa sta dietro ad ogni ansa, in quello stile di Saramago dove la punteggiatura è solo un'idea abbozzata e le virgole si travestono da punti, dove Dio e Diavolo quasi s'invertono di ruolo, dove devi cercar maiuscole per capire chi parla o chi sta zitto, che non è cosa da poco visto che anche i silenzi in questa prosa contano. Contano eccome in una scrittura che tanto bene riprende lo stile del racconto orale, di quell'immaginario arcaico e arcano che dall'anno zero di Betlemme si è incarnato negli inchiostri dei Vangeli scritti dagli uomini per gli uomini e non sempre per rendere grazia all'Altissimo. Qui non c'è un Dio grande e misericordioso. Grande forse, con grandi ambizioni di governo, disposto a tutto per avere l'esclusiva della fede, tanto che il Diavolo quasi sembra il mediatore del conflitto che verrà. C'è una divinità cui l'Olimpo sta un poco stretto e che è disposto a sacrificare l'umanità intera a costo di instillare in essa un perenne senso di colpa, un peccato originale. E poi c'è Gesù, figlio di un falegname. Molto adolescente, poco figlio per una mamma che si consuma tra la numerosa prole e il desiderio di capire un mondo che, essendo femmina, le è precluso. C'è Gesù che prova a lottare, ma poi quasi si rassegna. Si rassegna alle pulsioni umane, al senso di colpa, ma non al perdono di un figlio che muore sulla croce. C'è Gesù, che però a raccontarlo oltre rischierei di far peccato di spoiler e dovrete conoscerlo da soli. Resta chiaro che la critica alla Chiesa ed a certi suoi insegnamenti, così come alla relativa “didattica” dei secoli nei secoli, velata non lo è di certo. Con i suoi dogmi su bontà, luce e perdono che in qualche modo ci pare assolvano, anche per chi come me crede, le ingiustizie, le guerre, le le carestie, le calamità, le perdite improvvise e le nostre quotidiane manchevolezze. Brutto pensiero per un fedele. Ma si sa siamo uomini, cosa vogliam capire, presuntuosi che non siamo altro, di cose divine. Da leggere assolutamente, da riflettere ancor di più. Sense ressenyes | afegeix-hi una ressenya
Pertany a aquestes col·leccions editorialsHarvill (145) Keltainen kirjasto (310) Meulenhoff editie (1745) PremisDistincionsLlistes notables
According to the author, this book is like a second reading of the Gospels, like a trip to the origins of religion. No s'han trobat descripcions de biblioteca. |
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Google Books — S'està carregant… GèneresClassificació Decimal de Dewey (DDC)869.342Literature Spanish and Portuguese Portuguese Portuguese fiction 20th Century 1945-1999LCC (Clas. Bibl. Congrés EUA)ValoracióMitjana:
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