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Romanzi e racconti (I meridiani) (Italian Edition)

de Pier Paolo Pasolini

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Sono praticamente quaranta anni che vedo i Meridiani, che gioia quando papà li comprò, come una chimera. Libri eleganti, ma scritti piccoli, carta leggerissima, all’apparenza fragile, volumi intensi, corposi, arrivano anche alle quattromila pagine, una selezione rigorosa dei grandi autori della letteratura internazionale. Il mio sistema di lettura è onnivoro, compulsivo e al tempo stesso rigoroso e schematico. Parto quindi dal primo volume dei romanzi e dei racconti di Pier Paolo Pasolini praticamente per caso, ma devo trovare un futuro ordine di lettura. Intanto adotto un criterio temporaneo e nell’ipotesi di volumi come questo in cui si succedono più romanzi, alternerò ogni singola opera con un’altra lettura. E così la prima recensione è dedicata ad “Atti impuri”, il primo romanzo scritto da Pasolini e mai completato. Ma prima due righe sull’ottima introduzione di Walter Siti che con due scritti di rara eleganza introduce all’universo pasoliniano. Pasolini è stato un intellettuale sopra le righe, mai banale, sempre autonomo nel pensiero rispetto soprattutto al conformismo che la sinistra imponeva ai tempi, rendendo l’omologazione missione. E leggendo le splendide pagine di Siti emerge la forza dell’intellettuale e la fragilità dell’uomo, quelle bellissime parole sulla forza necessaria ad amare la solitudine ne sono viva testimonianza. Atti impuri è una sorta di diario dell’adolescenza friulana di Pasolini, in cui il comune denominatore è rappresentato dai primi amori omosessuali vissuti con innocenza e sensi di colpa che si succedono. Gli amori del giovane Pasolini sono ragazzi come lui anche se già si intravvede l’attrazione per l’altro sociale, per il contadino friulano che diventerà con gli anni il borgataro romano. La prosa è fluida anche se si vede che è un romanzo non completato. Cominciamo, comunque, bene.
Il secondo romanzo del primo Meridiano dedicato a Pier Paolo Pasolini è “Amado mio”, come “Atti impuri” testo inedito e non revisionato dall’autore. Si tratta del seguito ideale del primo lavoro, un racconto dei primi amori omosessuali dell’autore nel suo Friuli, con gli occhi sempre rivolti al fascino esercitato dalla diversità sociale, quella che per Pasolini è stata una sorta di rifugio nel suo articolato percorso di sviluppo intellettuale. Desiderio, il nome del protagonista, è diverso dal Paolo di Atti impuri, è più maturo, la sua stessa sessualità appare più consapevole. Prende forza rispetto all’uomo l’ambiente, in questo caso il Friuli, il suo Friuli, un’enorme pianura tra le Alpi e il mare, con il Tagliamento a fare da collante. La stessa prosa è più pacata, meno intemperante, salda. E molto belle sono le pagine nelle preziose appendici dedicate al periodo romano in cui l’autore incontra il giovane amante di una volta diventato oramai uomo nella capitale.
“Frammenti per un romanzo del mare” è un inedito ed incompleto omaggio di Pier Paolo Pasolini al mare, elemento che accomuna l’uomo ed è ineludibile filo conduttore della storia. Sono frammenti, manca una linearità al testo che non è un romanzo, ma una sorta di appunti suddivisi in due capitoli, Coleo di Samo, in nome del primo navigatore che secondo Erodoto raggiunse le colonne d’Ercole e operetta marina. In questi frammenti c’è tutta la densità linguistica di Pasolini, la cultura di un intellettuale raffinatissimo, in questa occasione in realtà ermetico e di non semplice lettura. Ma la potenza del mare emerge proprio dalla potenza della narrazione di Pasolini. Un esercizio utile per comprendere la complessità di Pasolini.
“Il disprezzo della provincia” conclude la prima parte di romanzi incompleti ed inediti di Pier Paolo Pasolini proposta dai Meridiani. Rispetto ai racconti che lo hanno proceduto questo lavoro ha un maggiore carattere di omogeneità, dimostra una maggiore maturità, o meglio, di essere il racconto breve più pubblicabile. L’ambiente, la provincia, come dice il titolo è sempre il Friuli, l’ennesima provincia lontana così lontana dalle luci della città. E anche in questo romanzo si vedono con facilità i riferimenti autobiografici, Pasolini era andato a Roma dopo la denuncia per atti osceni e l’espulsione dal partito comunista. I due protagonisti del romanzo sono intellettuali, entrambi comunisti, ma che, in maniera diversa, non accettano di essere sottomessi al potere del Partito. La fuga di uno dei due a seguito di una denuncia, per imprecisato motivo, crea le premesse per una corrispondenza in cui si tocca il tema della diversità e dell’esclusione sociale.
E così a distanza di pochi mesi rileggo “Ragazzi di vita”, questa volta nel volume dei Meridiani. E devo dire che la lettura di questo famoso romanzo di Pasolini nell’ambito di una riscoperta dell’intera opera dell’autore mi ha appagato molto di più di quella fatta solo qualche mese fa. Chiaramente mi sono mosso con molta più dimestichezza nella storia, mi trovavo quasi a mio agio nelle borgate romane, mi era familiare l’inquinamento dell’Aniene e poi la recente conoscenza della storia mi ha consentito di apprezzare i particolari. La complessità di Pasolini come intellettuale sta nella capacità di anticipare le tematiche, la sua diversità sessuale gli ha consentito di comprendere fino in fondo le diversità sociali, andando oltre gli schemi politici del tempo e portandolo a diventare una sorta di eretico nell’ambito della politica italiana del periodo. E Ragazzi di vita, la prima storia interamente ambientata nelle borgate del sottoproletariato romano che tanto ha ispirato Pasolini, va letto nell’ambito del contesto storico. E la lettura completa sta nel testo non ricompreso nel romanzo nella prima edizione, Terracina, in cui il riscatto è nella normalità che la vita della provincia può offrire senza gli eccessi della metropoli. Luciano e Marcello, infatti, nel piccolo borgo di pescatori del litorale romano trovano lo spazio per una vita serena, fatta di piccole cose. Ma la cattiva stella di una generazione e di una intera classe sociale è tutta nel naufragio finale della piccola barca di pesca presa per andare a fare un giro in mare. Non è la provvidenza di Verga, si esula dalle tematiche del lavoro e si rientra in quelle del destino di ognuno di noi.
“Una vita violenta” è un libro fondamentale nella produzione letteraria di Pier Paolo Pasolini. Il romanzo dimostra una maturità intellettuale ed iniziano a vedersi i primi germi del Pasolini rivoluzionario rispetto al conformismo del pensiero comunista dell’epoca. Il racconto è molto più lineare rispetto a “Ragazzi di vita”, la storia di Tommaso Puzzili, uno dei tanti ragazzi delle borgate romane, in questo caso la Piccola Shangai, è un racconto di crescita personale, dai primi atti di bullismo alla consapevolezza del significato sociale della politica maturata durante il ricovero per tubercolosi al Forlanini. Tommaso è un piccolo criminale che vive una vita ai margini, ruba, rapina, si prostituisce con gli uomini. Ma cerca un riscatto, la sostituzione della vita violenta assegnatagli dal destino con una vita normale. E sia l’amore per Irene che la soddisfazione di vivere finalmente in una casa normale, quella assegnata alla famiglia dall’Ina, sono testimonianze di ciò. La decisione di partecipare direttamente alla politica concretizzata con l’iscrizione al partito comunista sembra una svolta nella vita del ragazzo. Ma l’epilogo è quello destinato a chi ha la condanna scritta nel certificato di nascita, lo sforzo per aiutare gli abitanti della borgata di Pietralata acuisce la sua tubercolosi e lo porta direttamente alla morte. I vari passaggi della vita di Tommaso, il ricovero, l’arresto, il rapporto con Irene, rappresentano la visione di Pasolini del mondo dei ragazzi delle borgate, privi di futuro, di speranza, di occasione di riscatto. Un libro bellissimo.
Dopo “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta” inizio il primo racconto di viaggio di Pasolini, “L’odore dell’India”. E che racconto, la sua esperienza insieme ad Alberto Moravia ed Elsa Morante durante un lungo viaggio in India. E in questo breve diario Pasolini riesce a dare pieno spazio a tutta la sua incredibile capacità narrativa, riesce, letteralmente, con il suono delle parole a rappresentare gli odori, i colori e le esperienze sensoriali dell’India. Il ritratto è nitido, lucido, preciso, forte. Da un lato la miseria e la povertà di un popolo che vive con orgoglio le sue mille contraddizioni; e dall’altro la cultura millenaria e variegata dell’India. Pasolini gioca in casa, raccontare il disagio delle persone è il suo mestiere, la sua sensibilità per gli ultimi, per la periferia della periferia è la sua cifra. E in India riesce a dare un affresco del paese, rimanendo sempre in punta di piedi, lascia a Moravia l’organizzazione del viaggio, delle relazioni, degli incontri, si riserva il ruolo di osservatore e lo fa con la profondità della sua arte. Poche, straordinarie pagine sull’India.
Questo primo volume delle opere di Pier Paolo Pasolini si conclude con una carrellata di articoli brevi apparsi sui giornali e pubblicati nel corso degli anni. Una sorta di zibaldone in cui vengono proposti ricordi di giovinezza, torna il suo Friuli, le sue peregrinazioni lungo il nord dell’Italia, l’entusiasmo e la paura per la vita; racconti brevi, come “Il re dei giapponesi”; le prime esperienze romane, forti, importanti, il fascino delle borgate, dei diseredati, degli ultimi; splendidi racconti di viaggio, come “La lunga strada di sabbia” in cui Pasolini racconta con una sintesi eccezionale tutto il litorale italiano, dalla Liguria a Trieste, facendo tappa sia in Sardegna che in Sicilia; le prime esperienze da regista, le difficoltà ad interfacciarsi con il mondo del cinema, con la distribuzione, con le società di produzione, con la critica. Una splendida immersione nel mondo di Pasolini, bianchi, neri e colori che si sovrappongono, il rigore dell’intellettuale che si integra con le fragilità di un uomo, un modo perfetto per chiudere questo splendido volume. ( )
  grandeghi | Jul 29, 2022 |
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