Sulla copertina, una frase attribuita a Ungaretti recita: "Una delle pochissime opere di cui parlerà la gente di domani". Purtroppo, la gente sembra essersi scordata non solo di questo libro, ma soprattutto della Manzini. Amava Virginia Woolf e scriveva in modo ricco, virtuoso, per molti difficile, senz'altro lontano dal gusto d'oggi. La Sparviera (1956, Premio Viareggio insieme a «Le parole sono pietre» di Carlo Levi). Per molti è il suo capolavoro. La "sparviera" è la bronchite che accompagna per tutta la vita il protagonista, tratto autobiografico dell'autrice, che racconta un intreccio d'amore guidato da un destino infausto. Il libro è diviso in tre macro-capitoli che descrivono altrettanti momenti cruciali della vita del protagonista. Manzini descrive con grande precisione le persone e i loro dialoghi (soprattutto quelli interiori), costruendo una vicenda cui la lingua - in effetti a tratti ostica - aggiunge esemplarità.
( )