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S'està carregant… Parallel Botanyde Leo Lionni
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"Leo Lionni here presents ... [an] imaginary plant kingdom .. Lionni marshals all the facts, all the fabulous lore and scholarship surrounding parallel plants ... And, too, he provides his own elegant, detailed, and scientifically accurate drawings of each nonexistent plant species"--Cover. No s'han trobat descripcions de biblioteca. |
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Google Books — S'està carregant… GèneresClassificació Decimal de Dewey (DDC)581.0207Natural sciences and mathematics Plants Specific topics in natural history of plantsLCC (Clas. Bibl. Congrés EUA)ValoracióMitjana:
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Racconta di come furono rinvenute le prime specie, tratta della loro caratterizzazione, delle loro origini e morfologia, discute della loro "botanicità" e "organicità", e descrive le specie e sottospecie principali. Le piante parallele si suddividono in due classi: quelle della prima, più numerosa, vivono fuori dal tempo come "fossili di se stesse", quelle della seconda vivono nel tempo mutevole e soggettivo della nostra coscienza. Tutte sono "amateriche", prive di organi interni, strutture cellulari e processi vitali, non sono soggette alla lotta per la sopravvivenza e all'evoluzione, né vittime dell'inevitabile decadenza e distruzione che è il destino di tutti i normali organismi viventi. Di conseguenza, la botanica parallela è priva di anatomia, fisiologia e genetica, e consiste quasi solo della morfologia. Arbitrarie, imprevedibili, inquietanti, le sue piante possiedono strane proprietà che sfidano la logica e la normale percezione. Per la loro estrema fragilità, raccoglierle, conservarle e studiarle è impresa ardua, ai limiti dell'impossibile. Ciononostante, molti studiosi vi si sono gettati, e questo libro ne dà conto estesamente.
È chiaro che le piante parallele sono quelle disegnate e quelle immaginate, e questo è il manuale di una scienza immaginaria. E oltre alla botanica parallela, contiene elementi di una geografia parallela, di un'antropologia parallela, di una mitologia parallela, e di una zoologia parallela. Senza che il lettore noti la differenza, amàlgama studiosi veri e studiosi inventati, cita libri veri e libri inventati, parla di viaggi e spedizioni in luoghi veri e luoghi inventati, racconta favole e miti: si può ben dire che abolisce il confine tra il reale e l'immaginario. Il tutto con un'impostazione e un tono da vero saggio scientifico.
Ecco quindi i resoconti fedeli e oggettivi delle ricerche e delle spedizioni dei botanici, delle pubblicazioni e dei congressi, delle dispute e dei contrasti sulla natura delle piante parallele, le dotte citazioni di scritti specialistici. Ma lo stile lievemente sussiegoso e sottilmente ironico rende chiaro che è tutta una deliziosa presa in giro dello stile accademico e delle pratiche dell'accademia.
Sembra che il libro non apprezzi l'atteggiamento della scienza moderna, che riduce tutto all'osservazione il più possibile oggettiva, all'esperimento, all'uso di strumenti sempre più sofisticati, considera solo ciò che si può vedere e toccare e rilevare e misurare. L'epilogo mette in guardia contro la pigrizia mentale e "il repertorio nozionistico della tradizionale formazione scientifica", e invita ad essere aperti alla meraviglia (il "dono di Thauma") e persino allo sgomento, all'esplorazione di "mondi ignoti, ricchi di entusiasmanti prospettive", anche "contro il buon senso e il tornaconto personale". Ma la scienza, correttamente praticata, fa proprio questo. Quindi forse il vero bersaglio è l'atteggiamento di "gravoso e farraginoso rifiuto, la diffidente ostilità di coloro i quali, con burocratica e miope rassegnazione" si rifiutano di uscire "dall'aria caliginosa del loro status quo mentale", e di fare almeno qualche passettino fuori dai loro soliti triti terreni battuti.
Un libro come questo avrebbe potuto essere valorizzato da una grafica originale e fantasiosa. Invece si può ben dire che l'impostazione grafica contraddice lo spirito del testo: è del tutto ordinaria e priva di qualunque guizzo di creatività, il carattere usato è il comunissimo e banalissimo Garamond Simoncini, e anche la qualità di stampa delle illustrazioni lascia un po' a desiderare. ( )