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Mattino domenicale e altre poesie

de Wallace Stevens

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La poesia di Internet. Molto spesso la poesia diventa una chiave per leggere la realtà, per organizzare e filtrare il caos della vita in maniera da creare un ordine interiore perfetto, sia da un punto di vista artistico che gnoseologico. Tutto questo non accade facilmente e con tutti i poeti. Ma con la poesia di Wallace Stevens succede proprio così: la ricerca di una poesia totale in cui l’uomo sia in accordo con la realtà. Anticipando anche il futuro.

Una tendenza questa che ha caratterizzato gran parte della poesia negli anni cinquanta. Questa lirica di Wallace Stevens, scritta nel 1923 ne è una prova. Tenete bene a mente la data della composizione. La poesia presenta il magico momento delle identificazioni multiple di quando il lettore, con un libro tra le mani, riconosce se stesso, il suo mondo, la sostanza delle cose che sta leggendo, di modo che il lettore, il libro, la sera d’estate, la casa e il mondo sono fusi in un’unica unità esistenziale di verità vera, interna ed esterna. Tutti diventiamo parte di questo tutto eguagliandoci con il lettore immaginario, in una identificazione di ruoli che confonde e crea una specie di collocazione nell’infinito.

Il lettore si trasforma così in strumento di letteratura. La poesia che egli legge diventa non soltanto uno specchio della sua condizione in quanto lettore, ma piuttosto una realtà ancora più vivida, in cui le emozioni sono più forti, i concetti più chiari, gli eventi molto più concreti ma corrispondenti e complementari a quelli che possiamo sperimentare mentre non stiamo leggendo, nella così detta vita reale. Ci possono essere richiami a filosofie orientali secondo le quali l’unità è una somma di tante parti combinate nella pace universale, nella fusione di elementi antitetici. Il poeta riesce a fondere i vari elementi notturni in un momento onirico, immaginario per mezzo di ripetizioni crescenti le quali arricchiscono il senso delle parole con nuovi attributi per meglio specificare e precisare. La poesia sembra offrire al lettore vero o immaginario la possibilità di trasfondersi in essa diventando anch’egli creatore della realtà alla quale tutto appartiene, in una mescolanza di arte e vita, parole ed esperienza. Ed anche di anticipazione.

“La casa era silenziosa e il mondo era tranquillo” è una poesia che parla di come si recepisce la creazione artistica. Ascoltatela qui al link recitata in lingua originale e notate come il poeta presenta il momento magico di quando un lettore, con un libro tra le mani, si fonde con esso, in una sorta di unità esistenziale con il mondo e la vita stessa. Questa unità è un tutto che si trasfonde nella quiete universale che la poesia evoca. Il tono dei versi è solenne e sostenuto, come sostenuta è la meraviglia della lettura. La poesia si distende con un ritmo tranquillo nel mentre evoca l’immobilità della notte d’estate, la casa e il mondo. E’ come se l’esistenza stessa facesse di tutto per mettere su l’ambiente più adatto per favorire quel momento felice della lettura. Questa unità viene ulteriormente spiegata man mano che la poesia si presenta a chi legge:

The house was quiet and the world was calm.
The reader became the book; and summer night

La casa era silenziosa e il mondo calmo.
Il lettore divenne il libro; e la notte d’estate

Was like the conscious being of the book.
The house was quiet and the world was calm.

Era come l’io consapevole del libro.
La casa era silenziosa e il mondo calmo.

The words were spoken as if there was no book,
Except that the reader leaned above the page,

Le parole vennero dette come se non ci fosse alcun libro,
Si vedeva soltanto il lettore chino sulla pagina,

Wanted to lean, wanted much to be
The scholar to whom his book is true, to whom

Voleva chinarsi, voleva essere lui
Lo studioso per il quale il libro è vero,

The summer night is like a perfection of thought,
The house was quiet because it had to be.

A cui la notte estiva è come un pensiero perfetto,
La casa era silenziosa perchè così doveva essere.

Le parole sulla pagina non hanno bisogno di ulteriori mediazioni se si eccettua il fatto che il lettore “si affaccia” chinandosi sul foglio come se avvertisse un bisogno, quasi come una preghiera da rivolgere al libro. Egli ha sete di sapere, voglia di scoprire, di essere lo studioso che sa che il libro è la sua verità. Questo bisogno di vicinanza tra lettore e libro viene ulteriormente sviluppato con l’invocazione all’ambiente. La “notte estiva è come una perfezione di pensiero” e la casa non osa fare rumore. Ma la stessa non è tranquilla di per sè, sembra che sia l’esperienza del lettore a trasmettere questa influenza e farla silenziosa.

Da una condizione di contemplazione studiata si passa ad un bisogno di scoperta e termina con l’acquisizione di un significato più profondo quando ogni cosa si colloca al suo posto:

The quiet was part of the meaning, part of the mind:
The access of perfection to the page.

Il silenzio era parte del significato, parte della mente:
L’accesso della perfezione alla pagina.

La poesia cattura un raro momento di erudizione come quando si è presi nella lettura di un libro e si è staccati dalle distrazioni della vita. Il lettore diventa tutt’uno con l’opera d’arte e il libro che egli legge diventa “la verità in un mondo tranquillo/in cui non c’è altro significato”. Sembra che le poesie permettano al lettore di diventare anch’egli creatore, di contribuire alla creazione artistica.

La poesia di Stevens è così totalizzante perchè racchiude sia la forma che il sentimento della lettura nel momento in cui chi legge ne fa esperienza. Non è solo la realizzazione in forma meditativa che viaggia sulle ali di otto stanze poetiche di due versi liberi. In un primo momento sembra che le parole arrivino al lettore immaginario senza la mediazione delle lettere stampate sulla pagina, come fossero trasmesse dall’oggetto fisico che il libro (“the words were spoken as if there was no book”) e gli sembra di confluire nel testo scelto (“the reader became the book”). Successivamente si sente lontano e distaccato dal libro stesso (“the reader leaned above the page”). La lettura è come ri-creata, quasi in forma corporea, oltre che mentale. E’ una ricerca ansiosa finalmente appagata.

Non è un caso che Nicholas Carr cita questa poesia di Wallace Stevens nel suo recente libro di cui mi sono occupato in un altro post per dimostrare la possibile, perfetta fusione in cui la immobilità della lettura del silenzio elettronico fa sì che il lettore “divenga un libro”. Il fragoroso ed incessante silenzio di Internet ha trasformato il testo del libro in una reliquia obsoleta. Il Web diventa così il libro del mondo. Il lettore diventa il mondo e con esso si fonde. O si confonde?

Tutti gli elementi e le componenti della lettura sono lì: il lettore, il libro, la casa, la notte, il mondo. La poesia stabilisce una corrispondenza tra il mondo interno della casa e quello esterno nel cosmo. La tranquillità ed il conforto del luogo e di quei versi ben si abbina alla calma esterna dell’universo in una notte d’estate. La vita di tutti i giorni, la stessa vita del mondo è come sospesa se non soppressa. Regna su tutto l’autonoma solitudine del navigatore di Internet. Manca soltanto nella poesia di Wallace Stevens il riferimento all’oggetto che sarebbe comparso tra le mani del lettore solamente qualche decennio più tardi. Vale a dire il volto del PC o della “tavoletta” elettronica.



Il mondo sogna e il lettore è solo col suo libro. Questa deve essere una notte d’estate perchè la lettura è come una stagione di pienezza e appagamento. Il lettore di questa poesia è uno che cerca, un “navigatore”, appunto, una sorta di “pellegrino” in cerca di trasparenze certe. Vuole trasformare se stesso nello “scholar to whom his book is true”, (colui per il quale il libro è la verità). Questo pensiero lo porta poi un altro desiderio ancora più forte. Egli vuole trasformarsi in uno “to whom / The summer night is like a perfection of thought.” Egli cerca una realizzazione superiore della propria mente, quella “perfection of thought” nello spazio infinito del suo pensiero come in quello di Internet. Senza timore di essere blasfemi, lo “spazio divino”, per essere più vicini al Creatore.

Allora il libro ignoto che il lettore legge diventa l’emblema della sua meditazione spirituale. E’ come se per mezzo di un’azione contemplativa, vale a dire il momento in cui la mente è in cerca di quello che le necessita, lo studioso, il lettore e il libro, si fondono nella notte e diventano transustanziali. Lo stesso silenzio della casa e della mente fa ciò possibile “the access of perfection to the page.” C’è una specie di incrocio poetico a questo punto. La stessa lettura diventa un atto mistico. Lettore, libro, pensiero.

Concludendo questa ardita analisi potremmo dire che questa poesia ci permette di accedere per mezzo del centro di coscienza di una terza persona alla mente di un lettore in uno stato di completa ricettività. Si muove in una parte della mente che spesso sembra impenetrabile a chiunque, e che non ha un antagonista. Essa si muove in maniera quanto mai drammatica e ricrea la consapecolezza della coscienza. Ci fornisce la forma più profonda di nutrimento mentale. Questa poesia è una poesia dello spirito perchè stimola il principio vitale che ha dentro di sè e che è parte del significato. Essa può essere pienamente apprezzata solamente se e quando colui che la legge diventa esattamente come il lettore della poesia, che cerca di trovare il modo in cui poter accedere alla totalità o alla perfezione dell’esistenza. Anticipando anche il futuro. Potrà farlo tramite Internet?

Link: https://goo.gl/zlB8Lw ( )
  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
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