Giovanni Giolitti

L’autobiografia di Giovanni Giolitti, il politico che ha portato l’Italia da Crispi a Mussolini, in un turbolento trentennio, è un documento storico di eccezionale rilevanza. Il libro parte dagli anni dell’infanzia e della formazione, con un lungo passaggio negli anni della giovinezza, quando Giolitti inizia la sua attività di uomo di Stato nell’ambito dell’alta burocrazia. La carriera politica nasce da una solida formazione giuridica ed economica, che solo chi ha studiato può avere. E Giolitti ha studiato, e si vede. Esiste poi la sensibilità politica, la capacità di comprendere il corso della storia e di provare a dirigere lo stesso. E Giolitti è stato il più importante uomo politico per circa trenta anni perché ha sempre avuto una dimensione sociale e culturale della propria attività, anche gli scontri con le forze avverse vengono sempre ridimensionati cercando le ragioni degli avversari. Giolitti, all’apice del potere, era contrario all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale. Eppure, nonostante il Paese sia entrato nel conflitto ha adeguato la sua politica alla situazione concreta. I conflitti sociali e politici dell’epoca erano importanti, l’affermazione del partito socialista, la conservazione dei partiti tradizionali, un’Italia giovane e povera da governare. Le riflessioni sugli effetti del deficit di bilancio e del debito pubblico di Giolitti sono, tra l’altro, elementi di grandissima attualità. Un libro bellissimo per passare dalla fine del Risorgimento all’affermazione del fascismo. Libro prezioso.… (més)

"Su tutti gli uomini politici della Terza Italia svettò Giovanni Giolitti, ministro con Francesco Crispi e poi suo antagonista. Giunto al governo senza la trafila di cospirazioni, guerre d'indipendenza e militanza politica di alta caratura, questi sdegnò sempre l'appariscenza, pronto però a indossare le vesti delle istituzioni, sintesi di forma e sostanza del potere-dovere e del doverepotere vissuti come sacerdozio. Giolitti non cercò mai il plauso. Il generale Arturo Cittadini, primo aiutante di campo di Vittorio Emanuele III, il sovrano a sua volta in attesa di giudizio storico, nel 1922 disse di lui che "avrebbe attratta l'attenzione di Machiavelli. Perché fu uomo veramente forte, di fisico e di carattere C..) In molti lati (meno che per il sanguinario si capisce) questo vecchio somigliava a Tiberio. Aveva la sua grandiosa statura, il disprezzo degli uomini, la conoscenza dei loro vizi, la durezza del cuore, una certa onestà personale, il disdegno delle lodi palesi, la facoltà di governare da lontano, il rifuggire la folla, la semplicità, fino a un certo momento, della vita. Ma la sua facoltà principale, come conduttore di uomini parlamentari, era sempre quella di sentirsi padrone. Era in questo aiutato dalla bassezza degli altri, che si sentivano servi. .. Egli è in disparte, solitario".
Aldo A. Mola

"Di quell'ininterrotta, infinita e instancabile attività, il carteggio fornisce uno specchio quanto mai fedele, con i suoi infiniti tasselli del fare quotidiano. Ancora di più se lo si legge tenendosi accanto i verbali dei suoi governi e le relazioni dei tanti provvedimenti adottati, che già sono stati pubblicati. Giolitti era perfettamente consapevole che la precedente generazione di patrioti aveva svolto un compito immane, unificando il Paese e tenendolo insieme nonostante le laceranti spinte centrifughe. Alla sua generazione spettava il compito di fare dell'Italia un paese moderno e degli italiani una nazione consapevole della sua identità: compiti che richiedevano un impegno lucido, costante e di lunga durata; un impegno che avrebbe dovuto essere fatto proprio e assolto anche dalle generazioni future, perché l'impresa potesse considerarsi stabilmente compiuta."
Aldo G. Ricci… (més)