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Obres de Adolfo Rossi

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Nom normalitzat
Rossi, Adolfo
Nom oficial
Rossi, Adolfo
Data de naixement
1857-04-30
Data de defunció
1921-07-29
Gènere
male
Nacionalitat
Italia
Lloc de naixement
Valdentro di Lendinara, Italia
Lloc de defunció
Buenos Aires, Argentina
Professions
giornalista, scrittore e diplomatico italiano
Biografia breu
Adolfo Rossi (Valdentro di Lendinara, 30 aprile 1857 – Buenos Aires, 22 settembre 1921) è stato un giornalista, scrittore e diplomatico italiano. Nato nel 1857 da famiglia borghese (i genitori erano impiegati in pretura) a Valdentro, allora come oggi frazione di Lendinara, fu battezzato nella chiesa di Villanova del Ghebbo (sita a poche decine di metri dalla sua casa ma facente parte del territorio comunale di Villanova del Ghebbo) come risulta dai registri dell'archivio parrocchiale, rimasto intatto dal Concilio di Trento ad oggi. Nella comunità parrocchiale di Villanova trascorre la prima infanzia come racconta lui stesso in una sua inchiesta giornalistica sul Polesine. La località Valdentro infatti gravita, come comunità, più su Villanova del Ghebbo, da cui è separata solo dal naviglio Adigetto, che su Lendinara (che dista circa cinque chilometri) o Fratta Polesine (cui sarebbe più vicina distando circa due chilometri). Del resto l'antica casa avita dei Rossi era a Villanova del Ghebbo come pure le tombe di famiglia.

Dopo un breve soggiorno ad Occhiobello (vedasi di nuovo l'archivio parrocchiale) ritornò nel 1864 a Valdentro frequentando il vicino centro urbano di Lendinara dove fu pupillo di Alberto Mario, il braccio destro di Garibaldi nella spedizione dei Mille che l'aiutò nelle sue ambizioni di scrittore facendogli pubblicare racconti su varie riviste. Era impiegato postale a Lendinara quando lasciò il Polesine nel 1879, diretto a New York dove, dopo aver sperimentato diversi lavori, iniziò a fare il giornalista per il periodico Il Progresso Italo-Americano. Qui apprese lo stile statunitense, stringato e con pochi aggettivi, di giornalista che verifica sempre di persona, ben diverso da quello italiano degli stessi anni. Al suo ritorno in Italia fu apprezzato come giornalista e inviato speciale pronto sempre a recarsi sul posto nell'immediatezza degli avvenimenti secondo lo stile giornalistico acquisito negli Stati Uniti. Segue gli scontri in prima linea e telegrafa gli articoli già pronti per la stampa, richiedendo espressamente che non venissero revisionati dai redattori. È tra i primi a denunciare l'eccidio degli armeni da parte della Turchia durante la guerra greco-turca nel 1894 e per questo rischiò l'espulsione da Istanbul, tanto che, temendo di essere intercettato dai servizi segreti turchi, varcava il confine con la Bulgaria per telegrafare i suoi articoli in Italia. Realizza poi numerose inchieste, la prima sulla miseria della campagna polesana, suo luogo di nascita. Fu inviato dal suo giornale romano La Tribuna, che con lui diventa il giornale più venduto d'Italia, per indagare sulle condizioni sociali della Sicilia, nel momento di crisi politica creato dalla questione dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, in ottobre 1893. In seguito viene mandato in Eritrea, per studiare dal vivo la politica coloniale di Crispi, che il giornale sosteneva, ma le sue denunce gli causarono di nuovo l'espulsione dal paese ma dopo le tragiche sconfitte delle forze italiane il primo ministro Crispi lo convocò per sentire dalla sua viva voce le sue critiche all'operato e all'organizzazione dell'esercito italiano in Eritrea.

Viene quindi richiesto dal «Corriere della Sera», dove raggiunge il ruolo di redattore capo, ma nel 1901 abbandona il giornalismo e diventa studioso di immigrazione attraverso la carica di Ispettore viaggiante del Commissariato sull'Emigrazione Nazionale, istituito nello stesso anno. Effettua quattro ispezioni: in Brasile, in Sudafrica, negli Stati Uniti d'America e in Argentina. Le sue denunce sulle condizioni di vita degli immigrati italiani all'estero sono sempre aspre e senza censure, più volte affermerà questa è “l'Italia della vergogna”. Gli effetti del suo lavoro saranno notevoli, a seguito della sua prima ispezione verrà promulgato il decreto Prinetti, che ha annullato la possibilità per il Brasile di “offrire” gratuitamente il viaggio d'andata agli immigrati italiani. Nel 1908 diventa diplomatico, nonostante non fosse in possesso di alcun titolo di studio accademico e il ricorso presentato da alcuni suoi colleghi contro la sua nomina, ricorso rigettato dal Ministero. Francesco Saverio Nitti, come avvocato, ne assume le difese sostenendone l'assoluta competenza ed esperienza maturate all'estero prima come emigrante, poi come giornalista e successivamente come commissario generale all'emigrazione.

Morì a Buenos Aires nel 1921, mentre ricopriva la prestigiosa carica di Ministro Plenipotenziario per l'Italia. Trasportato in Italia con nave militare fu sepolto con funerale di stato a Lendinara accanto ad Alberto Mario. (fonte Wikipedia)

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